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Vita di San Benedetto

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Il II° libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno

Il ricordo di Benedetto da Norcia è affidato al ritratto che di lui ci ha lasciato san Gregorio Magno nel II libro dei suoi “Dialoghi”. Nell’antichità scrivere la vita di un santo significava narrarne i miracoli per celebrarne le virtù. Quando papa Gregorio scriveva quest’opera, tra il 593 e il 594, l’Italia era invasa dai Longobardi, barbari di origine ariana; e con quest’opera poteva incutere in loro un salutare rispetto per la religione cattolica. Ma Benedetto da Norcia non è un mito creato per propagandare l’ideale monastico. Dobbiamo piuttosto ritenere che Gregorio abbia voluto scrivere al contempo un libro di edificazione popolare ed una teologia della vita monastica. A Benedetto dedica un intero libro dei “Dialoghi”, mentre agli altri santi non dedica che un breve capitolo. Da ciò dobbiamo concludere che San Benedetto è realmente esistito, e che la sua grandezza fu tale da superare tutti i suoi contemporanei.

UN’EPOCA TRAVAGLIATA

Benedetto visse in una delle epoche più travagliate della storia d’Italia: quella delle guerre gotiche tra Goti e Bizantini che, con alterne vicende, insanguinarono la nostra penisola tra la morte di Teodorico (526) e l’invasione dei Longobardi (568). Carestie, massacri, deportazioni; e alla contrapposizione delle razze si aggiungeva quella delle religioni, in quanto il cattolicesimo dei Romani non era condiviso dai barbari, di religione ariana.

UNA VITA ESEMPLARE

Benedetto nacque a Norcia intorno al 480, appena dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Come tutti i figli di nobili, adolescente si recò a Roma, per compiervi gli studi. A una città in balìa dei barbari si era aggiunta anche una profonda crisi morale, di cui il giovinetto avvertì subito il pericolo. Allora si ritirò nella solitudine della valle dell’Aniene, in una grotta nei pressi di Subiaco. Il giovane eremita non rimase però a lungo nascosto: ben presto la sua fama di santità gli attrasse numerosi discepoli. Fu richiesto come abate da una comunità di monaci che si trovava nelle vicinanze, a Vicovaro. Ma fu un’esperienza negativa ed egli fu costretto a tornare nella sua grotta di Subiaco, attorno alla quale organizzò una colonia monastica, formata da dodici piccoli cenobi con dodici monaci ciascuno. L’invidia di un prete del luogo lo indusse ad abbandonare anche Subiaco, e insieme ai discepoli più fedeli si recò a Cassino, sul cui monte fondò, intorno al 529, la celebre abbazia di Montecassino. Qui donò ai suoi monaci la Regola, e vi morì, secondo la tradizione, il 21 Marzo dell’anno 547, quaranta giorni dopo la scomparsa di sua sorella Scolastica con la quale ebbe comune sepoltura. I Dialoghi riferiscono che spirò in piedi, con le braccia sollevate in preghiera verso il cielo.

LA MEDAGLIA DI SAN BENEDETTO

Crux Sancti Patris Benedicti
Croce del Santo Padre Benedetto
Crux Sacra Sit Mihi Lux
La Santa Croce sia la mia luce
Non Draco Sit Mihi Dux
Non sia il demonio mio condottiero
Vade Retro Satana
Fatti indietro, Satana
Numquam Suade Mihi Vana
Non mi attirare alle vanità
Sunt Mala Quae Libas
Sono malvagie le tue bevande
Ipse Venena Bibas
Bevi tu stesso il tuo veleno.

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