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Sui luoghi del Cammino 

Montecassino

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Avevamo lasciato il nostro pellegrino a Roccasecca…e allora facciamogli pure percorrere l’ultima tappa e raggiungere l’agognata meta…Montecassino! Ad appena un paio di chilometri da Roccasecca s’incontra l’interessante piccolo borgo di Caprile, dove sono almeno due i motivi d’interesse: la chiesa di Santa Maria delle Grazie, e l’eremo rupestre di Sant’Angelo in Asprano.

La chiesa di Santa Maria delle Grazie, il cui esterno è in stile romanico, presenta sulla facciata un gigantesco affresco con San Cristoforo, del 1664. Le enormi dimensioni dell’affresco consentivano a pellegrini e monaci diretti a Montecassino, di riceverne la “benedizione” a distanza. Da lì, un ripido sentiero da cui si gode d’una vista mozzafiato sulla valle del Liri, conduce all’eremo rupestre di Sant’Angelo in Asprano, detto anche di San Michele, accolto all’interno di un’ampia grotta. È probabile che la cavità naturale sia stata inizialmente il rifugio di qualche eremita, e che progressivamente si sia sviluppata intorno a essa una piccola comunità di monaci che vi edificò una chiesa. Davvero pregevole l’affresco bizantino, con la Madonna e gli apostoli, che sorregge nella lunetta il Cristo Pantocratore. La cura dei dettagli fa pensare all’opera di un monaco: probabilmente un benedettino amanuense. E da Caprile, proseguiamo per il grazioso paese di Castrocielo, in splendida posizione proprio sotto l’imponente mole di Monte Cairo che lo sovrasta da nord…A Piedimonte San Germano non potremo perdere un’abbondante bevuta alla fonte di Canneto, da cui scaturisce un’acqua buonissima che proviene dalla lontana val Canneto, ai margini del parco nazionale d’Abruzzo. Ci attende quindi Villa Santa Lucia, in posizione ancora più elevata sulla valle del Liri; dopo aver oltrepassato la Madonna delle Grazie imbocchiamo l’ultimo tratto di sentiero, quello che ci porterà a Montecassino. Tanti sono i sentimenti che ci affollano la mente percorrendo quest’ultimo tratto di Cammino….siamo giunti fin qui dopo più di 300 km a piedi, dall’ormai lontanissima Norcia. Per sedici giorni abbiamo camminato lungo i sentieri di tutto il centro Italia: dall’ultima propaggine dell’Umbria abbiamo attraversato tutto il lazio, e siamo giunti quasi al confine con la Campania. Quante immagini, ricordi, persone, emozioni, ci riempiranno la mente!

Mentre ripenseremo a tutte queste cose, a stento potremo trattenere l’emozione quando, a una curva del sentiero, ci apparirà, in tutta la sua grandezza e splendore, l’abbazia di Montecassino, dopo millecinquecento anni ancora lì, su quel colle che domina il passaggio obbligato tra il sud e il nord della Penisola. Ancora “com’era dov’era”, nonostante quattro distruzioni, l’ultima, drammatica, durante l’ultima guerra mondiale. Montecassino è un luogo che non finisce mai di stupire; un’abbazia dove si avverte, pesantemente, il senso della grande Storia che è passata di lì. Prima di raggiungere l’abbazia, varrà la pena salire a “quota 593”, uno dei punti nevralgici della battaglia di Cassino, da dove svetta l’obelisco polacco.

Da lì, si gode della migliore vista sull’abbazia. Poi, proprio dove termina il sentiero, sotto all’abbazia, sarà doveroso visitare il cimitero militare polacco, dove riposano mille soldati che diedero la vita in terra straniera combattendo il nazifascismo. Possa questo luogo essere un monumento alla pace tra i popoli. E, infine, ecco che la tanto desiderata meta ci apparirà dinnanzi in tutto il suo splendore, e ci accoglierà in modo quanto mai breve e incisivo: PAX. Che, in estrema sintesi, riassume l’intero ideale di vita di san Benedetto, uomo di pace.

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